La guerra del Solstizio – Beat and Love n. 8
Dall’occultismo nazista alle recenti strategie militari, tra astrologia, propaganda, cultura pop e feed di TikTok. Perché, in fondo, tutte le guerre sono (ancora) guerre di religione
Quest’aneddoto l’ho già raccontato troppe volte quest’anno e ora devo farlo di nuovo perché continuo a stupirmene: una volta sono andata a visitare il cimitero americano di Nettuno (sì, sono quel tipo di persona a cui piace fare turismo cimiteriale), e sono rimasta particolarmente colpita dalla cappella, con un altare in marmo sul quale sono scolpiti, su ogni lato, i simboli delle principali religioni dei soldati americani lì sepolti (croce, mezzaluna, Stella di David). Sul muro della cappella sono incisi i nomi dei dispersi, e in alto c’è uno zodiaco. Il tempo di chiedermi cosa ci facesse lì uno zodiaco, che la risposta è arrivata direttamente da una stele bronzea appesa vicino alla porta d’uscita: si tratta di una rappresentazione della volta celeste (segni zodiacali, costellazioni e pianeti) nella posizione esatta in cui si trovavano alle 2 di notte tra il 21 e il 22 gennaio 1944, data e ora dello sbarco di Anzio e Nettuno. Particolare importanza è data alla posizione di Marte (dio della guerra) e di Giove (dio garante della giustizia e dell’ordine). Mi sono chiesta: ma quindi laggiù negli Stati Uniti, i Marines consultano prima l’astrologo per decidere quando far partire un attacco? La scelta di quella data e di quei pianeti era frutto del caso? Secondo la redazione di Voyager che vive stabilmente nella mia testa quella non era affatto una coincidenza. Quest’anno, ho finalmente capito molte logiche dell’ars bellica novecentesca leggendo un libro del saggista Peter Levenda, Unholy Alliance, tradotto in italiano con un titolo decisamente più evocativo e meno elegante cioè Satana e la svastica. Nazismo, società segrete e occultismo.
Nel libro, Levenda indaga il noto rapporto tra nazismo e occultismo: riesuma documenti storici dove è chiaro che Hess e Himmler ci credessero davvero alle rune e alle posizioni dei pianeti (Hitler un po’ meno, perché credeva soprattutto in se stesso, come un influencer qualunque), di come consultassero il calendario celtico per scegliere quando attaccare, di come fossero fissati con le religioni orientali, la numerologia, la divinazione e, in pratica, l’intero programma della scuola di Hogwarts. E di come, di contro, temessero quel popolo che aveva inventato la Kabbalah e altre maledizioni talmudiche. Scrive Levenda che il nazismo “non era un paganesimo improntato sul culto della madre Terra, ma un movimento pagano giustapposto sia al cristianesimo di radici giudaiche, che al comunismo, al capitalismo e alla democrazia, cioè tutte creature della cospirazione ebraico-massonica”. Come riuscirono a far presa in una cultura “irriducibilmente cristiana”, si chiede giustamente Levenda. La risposta è che usarono tutti gli strumenti di propaganda a disposizione per dichiararsi “più religiosi e più cristiani della Chiesa stessa”, dichiarando di “aver penetrato i più profondi misteri del cristianesimo, in opposizione alla Chiesa di Roma, seguendo il modello di Cristo che cacciò i mercanti dal Tempio”.
Tenendo ben in mente le drammatiche e terrificanti conseguenze a cui ha portato, questo ragionamento segue una sua logica e spiega la cosa più incomprensibile e malata fatta dal nazismo: lo sterminio sistematico degli ebrei attraverso le modalità note a tutti. La creazione di una “catena di montaggio” della morte che ricalcava quella capitalista: nei rituali oscuri, si mette spesso in atto il capovolgimento simbolico delle liturgie della fede antagonista. E gli ebrei non solo venivano uccisi ma anche bruciati, perché nell’esoterismo “il fuoco purifica”. Il male non solo è banale, ma compra anche il sale da Wanna Marchi. La tesi del libro di Levenda si conclude con l’osservazione di come, in fondo, gli americani siano rimasti affascinati dalla mentalità nazista (se non tutti, almeno qualcuno dentro la CIA), portando come esempio Charles Manson, prodotto della cultura hippie californiana, che in carcere si era inciso una svastica in fronte.
Detto questo, l’attacco degli Stati Uniti all’Iran è avvenuto alle 2 di notte circa (ora di Teheran) tra il 21 e il 22 giugno, il giorno del solstizio d’estate. Con Marte vicino a Regulus, la stella più luminosa della costellazione del Leone (come notato dagli account complottisti su X). L’altra notte ero stranamente sveglia anch’io a quell’ora, a causa probabilmente della grigliata serale, ed ero lì a scrollare TikTok sperando di riaddormentarmi, con i nuovi video ASMR di mani che tagliano “frutta di vetro”, fatti dall’AI. Avevo, però, il feed pieno di gente a Stonehenge per il “tradizionale raduno” del solstizio, vestiti più in stile Coachella che da druidi; tiktoker che suggerivano rituali per riconnettersi con l’energia solare e “manifestare” i propri desideri, e altri che descrivevano dettagliatamente come preparare la famosa “acqua di San Giovanni” (una ciotola piena d’acqua e fiori da lasciare tutta la notte fuori, che acquisterebbe proprietà “purificanti”). Dopodiché, è apparsa la breaking news dell’attacco e la mattina dopo il feed era già invaso di meme ironici sulla terza guerra mondiale, di Trump nella Situation Room col suo cappellino MAGA, del suo discorso in stile “Oscar acceptance speech”, ma senza ringraziare Beyoncé alla fine. Dall’altro lato, l’integralismo islamico e il suo odio per l’Occidente, il capitalismo e la democrazia, e tutte quelle creature della cospirazione ebraico-massonica.
Come fa la gente comune a non accorgersi mai che sono ancora tutte “guerre di religione”? Certamente, contano anche petrolio, soldi, terre rare, materiali per produrre i Labubu, e tutta quella roba che serve a una civiltà per sopravvivere. Ma, in fondo, qualsiasi guerra umana è stata una guerra di religione, forse meglio dire una guerra tra culture, una lotta tra linguaggi e simboli e riti. “Symbols Rule the World” recita il sottotitolo di uno dei miei blog cospirazionisti preferiti.
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Petrolio, terre rare e meme, ma in fondo restano guerre tra chiese: ognuna convinta di avere il miglior incenso per invocare Marte.