Sindaci performativi d’Italia – Beat and Love n. 5
Da Roberto Gualtieri che inaugura cantieri e fa numeri da capogiro fino a Beppe Sala che non posta più e chiude i commenti, passando per il basatissimo sindaco di Corbetta: quando l’engagement è tutto
I funerali del Papa, a livello organizzativo, sono andati così bene da surclassare di gran lunga la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Parigi; un sapiente mix di tradizione, globalismo, innovazione, niente polarizzazioni online e colpi di scena clamorosi (come la foto di Trump con Zelensky). Macron deve essersi mangiato la bombetta (chissà se in francese c’è una parola equivalente a “rosicare”), ma pure un certo sindaco di un capoluogo lombardo. Perché il successo dell’evento è dovuto certamente all’intercessione dello Spirito Santo, ma soprattutto al sindaco dal faccione sorridente, occhiali da nerd, elmetto giallo e gilet arancione catarifrangente, insomma a Roberto Gualtieri. Nell’epopea dei sindaci popolari, Gualtieri era partito malissimo. Eletto nel 2021 con un buon 60 per cento, l’anno dopo a Roma ancora nessuno aveva capito che faccia avesse. “Ma ce l’abbiamo un sindaco?”, la battuta che si sentiva più spesso ripetere dai romani, sollevati dall’essersi tolti dalle scatole Virginia Raggi e la sua pignoleria pentastellata. Ricordo una puntata di Emigratis del 2022 (all’epoca il programma restituiva fedelmente il polso del paese, lo dico per giustificare ai vostri occhi i miei opinabili consumi culturali): insomma, Pio e Amedeo incontravano per caso Gualtieri a passeggio per Dubai, uno dei due lo riconosceva mentre l’altro no e, anzi, chiedeva al compare come avesse fatto a capire chi fosse. Poco dopo, Pio e Amedeo riuscivano a entrare nel backstage di un concerto di Mahmood, sempre a Dubai, mentre il sindaco veniva mestamente rimbalzato dalla security. Quei tempi ormai sono lontani: adesso Roberto Gualtieri è il sindaco con 5.4 milioni di Like su TikTok. I suoi reel su Instagram hanno performance paragonabili a quelli sui dissing tra trapper di Webboh: in uno c’è lui in giacca e cravatta che indica amorevolmente i nuovi cestini dei rifiuti; il reel ha 4.7 milioni di views. “Il miglior sindaco dell’intera storia di Roma”, recita il primo commento sotto un altro video; “Grazie Roberto. Veramente di cuore. Da un Romano vero e autentico”, si legge in un altro. E poi cuori a profusione, emoji dell’applauso, fan che si scagliano contro chi osa criticare “Robbé”, che nel frattempo inaugura cantieri, sovrintende i lavori, indica aiuole, collauda marciapiedi, e si esalta all’apparizione di escavatori.
Nel frattempo, un account Instagram che fu di grande successo langue con un ultimo post risalente al 2024 e i commenti chiusi: quello di Beppe Sala. Nel 2020 scrivevo di lui:
[…] ha definito un nuovo ideale estetico di politico italiano di sinistra, finalmente anche mainstream e pop, lontanissimo dall’estetica alla Berlinguer e più vicino a quella obamiana. Si è fatto “brand ambassador” dei valori del “brand Milano” quali l’internazionalità, la produttività e il multiculturalismo.
Poi anche per lui è arrivato l’algoritmo comunista di TikTok e il drastico cambio nell’estetica dei social (da uno stile ultrapatinato a uno più semplice e realistico): incredibile come le trasformazioni nell’influencer marketing siano sovrapponibili alle parabole social dei sindaci Beppe Sala e Roberto Gualtieri, inusitato mix tra Pro loco e algoritmo. Nell’ultimo post coi commenti aperti, dal profilo del sindaco Sala (tra l’altro una foto con Jannik Sinner), il primo messaggio è “Vattene da Milano”, il secondo è un accorato appello: “Tu che gestisci la pagina social di Sala e leggi i commenti che vengono fatti, se hai un minimo di umanità e se hai a cuore i cittadini italiani, in special modo i milanesi, metti al corrente Sala che il 100% dei commenti è contro di lui, non ne possiamo più. Non lo vuole più nessuno. Fagli avere i feedback che ogni giorno riceve”. Può gongolare, invece, Daniele Cinà, il responsabile della comunicazione social di Gualtieri che dal suo profilo LinkedIn ormai dispensa strategie social vincenti (“lavoro di team, responsabilità, lasciamo che il sindaco esprima se stesso”, insomma i grandi classici della comunicazione online) ed è venerato come una volta lo erano Luca Morisi e Rocco Casalino.
Il dibattito sui sindaci più performanti d’Italia non può ridursi alla solita diatriba Roma-Milano. Per esempio, su TikTok è impossibile non ritrovarsi a un certo punto nei Per Te, tra un video di NewMartina che mette pellicole e Rita De Crescenzo che frigge le fettine panate con la margarina, Marco Ballarini, sindaco di Corbetta (provincia di Milano e 19 mila abitanti). Ballarini su TikTok ha 1 milione di follower e quasi 63 milioni di Mi piace ottenuti grazie a una strategia di comunicazione serrata, solida e ben precisa: lo shitposting (significa: postare tanto, usando ironia anche greve, con foto sgranate, abbondanza di meme di ogni tipo e cavalcando qualsiasi trend, anche il più cretino). Strategia che d’altronde ha funzionato perfettamente per Donald Trump, e dunque può andare benissimo anche per il sindaco di Corbetta, che stranamente non è un millennial e neanche un gen Z, ma è del 1975, dunque della generazione X. Per descriverlo sono comunque costretta a usare il lessico dei giovani che lui padroneggia benissimo: Ballarini è un Chad, è basatissimo (aggettivo che viene usato per chi è così coraggioso da dire online “le cose come stanno”, “chiamando le cose col loro nome”, senza preoccuparsi di essere cancellato dai fandom). Un altro Chad, stavolta non con la fascia da sindaco ma presidente di regione, è Eugenio Giani, particolarmente amato dall’account X “Crazy Ass Moments in Italian Politics” che ne rilancia continuamente le gesta. Giani è un po’ la versione regionale di Gualtieri, con un approccio più boomer ai social, dunque più mitomane: tipo Robbie Williams che nei suoi video di maggior successo interpretava altri possibili Robbie Williams, tutti con vite di successo (campione di Formula 1, cowboy figo). Infatti, Giani lo si vede soprattutto mentre si dedica a qualche sport: cestista, biker, canoista, tuffatore ma del genere extreme (indimenticabile il tuffo nell’Arno con tanto di costumino vintage intero bianco e rosso).
Menzione d’onore finale all’ex sindaco Dario Nardella (siamo ancora in Toscana, a Firenze; stranamente, TikTok Napoli spopola online, ma la città non ha i suoi sindaci-creator). Indimenticabile il suo placcaggio di un attivista di Ultima Generazione, che stava spruzzando vernice su Palazzo Vecchio: i milioni di meme di Nardella generati da quella sola performance gli hanno fatto conquistare il suo posto d’onore tra i sindaci più amati su internet. Chiudo così questa carrellata di sindaci performativi, con Nardella che suona “Bella Ciao” al violino davanti al Parlamento europeo in occasione del 25 aprile: per i diritti, per la libertà, e anche un po’ per l’engagement.
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Da romana, la mia percezione, sicuramente condizionata dalla mia bolla, è che Gualtieri non sia così amato, anzi.