Brigitte Macron: nel labirinto di una cospirazione di successo – Beat and Love n. 15
Come la folle teoria del complotto di Candace Owens ha inserito un cuneo nelle crepe di uno storytelling apparentemente perfetto, a prescindere se vincerà o perderà in tribunale
La storia di “Brigitte Macron nata uomo” mi era parsa fin da subito una di quelle cospirazioni totalmente folli di internet. Così disturbante da aver per lungo tempo evitato l’argomento, e a me le teorie della cospirazione – confesso – piacciono molto. Mi piacciono perché le considero di grande intrattenimento: storie ben congegnate che forniscono una cornice semiotica a persone e gruppi sociali in cerca di risposte alternative. “Teoria della cospirazione” racchiude in sé una sfumatura negativa, e forse sarebbe più giusto parlare di “contronarrazioni”, in lotta appunto con quelle “ufficiali”. Si dice che il loro successo dipenda dalla loro capacità di fornire “risposte semplici a domande complesse”, ma le cospirazioni non forniscono risposte così semplici, e spesso le domande non sono così complesse. Forniscono risposte arzigogolate a domande spontanee, di umana curiosità, che talvolta si hanno paura a porre perché chi ci sta intorno sembra già avere la risposta. Che però non ci convince. Il segreto del successo di una cospirazione sta nella qualità della sua narrazione.
A un certo punto devo essermi lasciata convincere da un video su TikTok: una ragazza affermava di odiare Candace Owens, ma il suo podcast era “so good, so entertaining”, soprattutto la serie dedicata a Brigitte Macron, intitolata Becoming Brigitte (facendo evidentemente il verso al libro di Michelle Obama). Con sprezzo del pericolo, ho indossato il mio scafandro perlustrativo dei rabbit hole, ho preso fiato e sono scesa nella tana di Candace Owens, ignorando tutti i cartelli di pericolo (“Antro della strega, fare attenzione”, “STOP - Cospirazione tossica che può alterare la chimica del tuo cervello”). Clicco play su YouTube e mi ritrovo davanti questa bella donna che, con voce ferma e decisa, e l’immancabile microfono da podcaster in primo piano, inizia a raccontare la storia. Sul mobile dietro di lei, mi accorgo con sconcerto, campeggia un’enorme croce da altare, stile vecchia chiesa di campagna. Da dove l’hanno trafugata quella?, mi chiedo. Non faccio in tempo a darmi una risposta che intercetto davanti a lei una Stanley Cup con la scritta “Christ is King”. Prendo atto che Owens è una telepredicatrice evangelica (ero rimasta a Snack & Gnola di Corrado Guzzanti) e, un po’ frastornata dal contesto, procedo comunque ad ascoltare cos’ha da dire. Dopo i primi cinque minuti, mi sono ritrovata ad annuire alla mia nuova best friend Candace.
Il suo modo di parlare è molto simile a quello di certe influencer, come Martina Strazzer. Concetti declamati a raffica, pochissime pause (e solo enfatiche) ma diversi cambi d’intonazione, in un flusso di parole che non puoi schivare: ti si abbattono in faccia. Inoltre, come Strazzer, Owens batte le palpebre raramente: il suo sguardo ti prende e non ti molla più. Mentre sei sotto il suo giogo, questa gorgone, sempre con lo stesso tono di voce e con gli occhi sbarrati, declama i suoi sponsor: scuole cristiane, cliniche cristiane, app per pregare e come investire i tuoi risparmi in lingotti d’oro. Ma torniamo al punto: “come si diventa Brigitte Macron”? Intanto, non siamo di fronte a una semplice “transvestigation”, ossia quelle cospirazioni usa e getta fatte perlopiù da troll online in cui si prende la foto di una personalità pubblica (di solito donna) e si sostiene che sia un transgender, in virtù dei loro presunti tratti mascolini (mani lunghe, zigomi sporgenti, fianchi stretti, ecc.). Questo format ha spodestato il precedente, in cui si prendevano sempre foto di personalità pubbliche, e poi si andava alla ricerca di caratteristiche riconducibili alla razza aliena dei “Rettiliani”. Lo spostamento è avvenuto a cavallo tra il 2013 e il 2016, con l’ascesa online dell’ideologia transfemminista.
“Becoming Macron” si inserisce nel maestoso filone narrativo “presidenti francesi e le loro mogli” e offre uno storytelling nettamente più complesso, che inizia da una reale controversia: quando Brigitte ed Emmanuel si sono messi insieme, lei aveva 39 anni (quasi 40, dice Owens) e lui 14 (15, secondo la versione ufficiale). Inoltre, Brigitte era l’insegnante di francese del giovane Emmanuel. Una relazione di questo tipo, negli Stati Uniti, sarebbe illegale; in Italia e in Francia si muove su un terreno di forte ambiguità, con l’aggravante però che l’adulto coinvolto ricopriva una posizione di autorità. Al di là degli aspetti legali, è evidente che la relazione avrebbe potuto rappresentare un serio ostacolo nella carriera politica di Emmanuel Macron. Per questo, intorno a Brigitte si è messa in moto una poderosa costruzione di buona reputazione, insieme a un personal branding forte, grazie a un’intensa attività di PR. I media mainstream hanno iniziato a raccontare la loro storia d’amore sotto una luce positiva, descrivendo Brigitte come una donna bellissima, “una sorta di Claudia Schiffer”, brillante e stimolante, tanto da far innamorare tutti i suoi alunni. Leggendo vecchi articoli, si trovano infatti ritratti che la definiscono “l’affascinante professoressa”, “la splendida signora bionda dagli occhi azzurri, dal sorriso aperto, capace di trasmettere sicurezza ed equilibrio” al giovane Macron. Mi sono ricordata a quel punto del cameo di Brigitte Macron in un episodio di Emily in Paris (precisamente l’episodio 7 della quarta stagione, che si intitola profeticamente “Problemi di comunicazione”). Emily, cioè l’americana petulante protagonista della serie, vede la première dame in un locale, le chiede un selfie tutta emozionata ed esclama “My country loves you!”.
Ogni cospirazione contiene un frammento di verità. Candace Owens non solo ricostruisce nei dettagli chi ha orchestrato questa macchina comunicativa, ma sottolinea anche come, prima di ricostruire l’immagine di Brigitte Macron, sia stato spianato con una ruspa il suo passato. La giornalista francese Emmanuelle Anizon, autrice del libro L’affaire Madame (StudioFact, 2024), ha dichiarato a Vanity Fair: “C’è anche un alone di mistero attorno alla première dame. I suoi biografi raccontano che a lei non piace che si indaghi troppo. Perché la sua storia d’amore con il futuro presidente non è stata ben accolta ad Amiens. E i giornalisti non sono mai riusciti a intervistare il suo primo marito”. La puntata di Owens sul primo marito di Brigitte, in effetti, è quella che mi ha turbato di più. Di quest’uomo, l’ex banchiere André-Louis Auzière, non esisterebbero dichiarazioni pubbliche, rarissime le foto e risalenti al secolo scorso. Nell’ottobre 2020, Tiphaine Auzière (figlia di Brigitte e di André-Louis) ha rivelato alla rivista Paris Match che suo padre è morto nel dicembre 2019, cremato. Nessuna tomba, un’unica vecchia foto risalente agli anni Settanta messa sul manifesto funebre: “Ma è mai esistito quest’uomo?!” – si chiede Candace, tra una risata malefica e l’altra. La teoria secondo cui Brigitte Macron sarebbe nata uomo è iniziata con Natacha Rey (una venditrice di olii essenziali che durante la pandemia ha iniziato a passare molto tempo su internet), durante una diretta video su YouTube con Amandine Roy (una cartomante). Da lì, sarebbe poi passata a Xavier Poussard, un giornalista indipendente, che ha scritto il libro Devenir Brigitte, su cui si basa il podcast di Candace Owens.
Delle puntate in cui si parla del “vero passato di Brigitte Macron” ho capito poco o niente. La tana del Bianconiglio si fa più profonda e oscura, ed è vero che viene messa in atto una completa riscrittura dell’albero genealogico di Brigitte ma anche di Emmanuel. Brigitte Macron sarebbe in realtà suo fratello, Jean-Michel Trogneux, il quale avrebbe intrapreso una transizione di genere intorno ai trent’anni e avrebbe cercato di occultare il proprio passato maschile, falsificando documenti e facendo sparire le prove compromettenti. Dunque, Brigitte non sarebbe la madre dei figli avuti con il primo marito André-Louis Auzière, bensì il padre. E la madre di questi figli chi sarebbe? Tale Catherine Auzière, moglie del cognato Jean-Louis Auzière, cioè il fratello di André-Louis. Capito? No? Infatti, nemmeno io.
Mi ridesto improvvisamente dal mio stato catatonico sulla parte che riguarda Emmanuel Macron. Secondo la mia ormai toxic best friend Candace, Macron sarebbe stato creato e allevato appositamente dalle “élite” per diventare un presidente facilmente manipolabile (dalla burattinaia Brigitte, ovvio), con un’ascesa al potere “facilitata” da raccomandazioni “oscure”. Nella versione di Owens – reggetevi forte e allacciate le cinture – Emmanuel Macron non sarebbe il figlio biologico di Françoise Noguès e Jean-Michel Macron (i suoi veri genitori), bensì sarebbe in realtà figlio di Jean-Michel Trogneux, cioè… di Brigitte Macron. “Wow, che storia… francese!”, esclama a un certo punto un personaggio, in quella puntata di Emily in Paris.
A maggio di quest’anno ha fatto il giro del mondo un video in cui si vede Brigitte mettere le mani in faccia a Emmanuel, un attimo prima che i due scendessero dalla scaletta di un aereo. Secondo le cameriere a Versailles, il rapporto tra i due sarebbe stato messo a dura prova da Becoming Brigitte, e lei avrebbe chiesto al marito di fare di più per fermare il “problema di comunicazione”. Emmanuel avrebbe chiamato Trump, pregandolo di intercedere presso Candace in cambio di un’acquiescenza francese sulla “questione Groenlandia”. E Trump avrebbe chiamato davvero Candace, ma lei avrebbe fatto una pernacchia a entrambi. Anche questo aneddoto lo racconta sempre Candace nel suo podcast, dove afferma che non si sarebbe fermata in nessun caso, e se i Macron avevano intenzione di portarla in tribunale, tanto meglio. Arriviamo, quindi, a settembre, quando l’avvocato dei Macron rilascia un’intervista alla BBC: la coppia ha presentato una denuncia per diffamazione a un tribunale americano nei confronti di Candace Owens per aver affermato che la moglie del presidente francese sia nata di sesso maschile. I Macron, dice il loro avvocato, presenteranno prove fotografiche e scientifiche sul fatto che Brigitte Macron sia una donna.
La maggioranza di noi, leggendo questa notizia, si è sentita come il protagonista de La storia infinita davanti alle due sfingi, o come la protagonista di Labyrinth davanti ai guardiani delle porte: di fronte a un’enigmatica sciarada da risolvere per proseguire nel cammino verso l’illuminazione.
Se donna è chi si dice donna, perché vuoi dimostrare ciò che sei?
Il nome che porti, lo possiedi, o sei tu a essere posseduto dal nome?
A prescindere se vincerà o perderà in tribunale, e quanti soldi dovrà dare ai Macron (in ogni caso è sposata con un ricchissimo, e il solo podcast le garantisce entrate milionarie), Candace Owens ha comunque portato a compimento il suo maleficio da gorgone: ha inserito un cuneo in acciaio nelle crepe dello storytelling apparentemente perfetto di Brigitte Macron, e poi ha picchiato forte finché la venatura non si è spaccata in due. Ci ha messo di fronte a un’evidenza: come società, stiamo perdendo la nostra capacità di distinguere tra le storie che ci inventiamo e la realtà del mondo, materiale e tangibile. Non controlliamo più le nostre storie: ci siamo spinti troppo in là, e ora sono loro a controllare noi. Forse il punto è proprio questo: al di là delle teorie più o meno verosimili, il successo di certe narrazioni sta nella loro capacità di trasformare blocchi di pietra in statue di marmo, scolpendo una mitologia più resistente della realtà stessa. Noi cosa stiamo guardando, la verità o il riflesso amplificato di una storia ben congegnata?
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Quando hai citato Snack & Gnola mi sono commosso.
Bellissima!!!!!!! Meriti una medaglia perché ti infili nei rabbit hole in cui noi non abbiamo il coraggio di entrare <3