I Labubu sono demoni (lo dice TikTok) – Beat and Love n. 10
Dai pupazzi pelosi diventati la moda dell’estate 2025 al satanic panic: la piattaforma più potente del momento non crea solo trend, ma vere e proprie ossessioni collettive
TikTok ha reso virali i Labubu, TikTok li ha trasformati in un culto. Merito non della piattaforma in sé, ma degli utenti e delle community che la abitano, che oggi costituiscono il gruppo sociale digitale più vivace e creativo online, in grado di creare e distruggere continuamente nuovi fenomeni culturali dall’impatto mondiale. Prima dei Labubu, troviamo una lunga lista di oggetti che sono diventati appunto “di culto” grazie a TikTok: le Stanley Cup (sorta di borracce superaccessoriate), le borse a lunetta di Uniqlo (le ho comprate anch’io, che non mi ero mai lasciata convincere da nessuna influencer, ma dai trend di TikTok sì), le cover per smartphone portalucidalabbra di Rhode (il brand di make-up di Hailey Bieber, appena venduto per un miliardo di dollari al colosso e.l.f. Cosmetics), le figurine Italian Brainrot (derivate dal trend omonimo di video fatti con l’AI), la Dubai chocolate, ecc. Insomma, un inventario vastissimo che spazia anche nel mondo food: non è raro che un ingrediente sparisca dagli scaffali dei supermercati per colpa di una ricetta virale, come il salmone della salmon rice bowl di Emily Mariko o l’insalata di cetrioli del content creator Logan Moffitt.
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Negli Stati Uniti esistono già negozi interamente dedicati ai prodotti diventati virali su TikTok, a conferma di un modello ben preciso che prende il nome di microtrend capitalism. Del resto, TikTok è la versione occidentale di Douyin, il social commerce cinese, e da marzo anche in Italia è arrivato TikTok Shop, che consente di acquistare direttamente dall’app, e che, a quanto pare, sta funzionando piuttosto bene. I Labubu sembrerebbero il classico caso da manuale di marketing digitale che sfocia nel marketing come culto (di cui ho già parlato). Ma con i Labubu è successo qualcosa di diverso. La stessa community che ha reso virali questi pupazzetti pelosi da appendere alle borse ha iniziato a porsi una domanda: perché ci stiamo ossessionando così tanto con questi cosi? E la risposta è stata: i Labubu si stanno impossessando della nostra anima, portano con loro un’energia spirituale negativa. I Labubu sono demoni!
In effetti, chi se li è comprati non l’ha fatto solo perché buffi, di moda, carini, da abbellire con outfit firmati, con un unboxing accattivante e un sistema di acquisto che si basa sulla scarsità del prodotto: più di qualcuno mi ha detto sottovoce “perché sono mostri che scacciano il malocchio”. E da scacciare il malocchio a portare sfiga, il passo è davvero molto breve, come la storia ci insegna. I primi video con la teoria demonologica per spiegare l’ossessione Labubu hanno iniziato a circolare sulla piattaforma verso la metà di giugno, da account come quello della content creator Tailah Scroggins, su cui vale la pena spendere due parole, per capire meglio il contesto.
Tailah si descrive sul suo sito “ex strega new age” convertita, e attualmente pastore di una di quelle chiese protestanti-evangeliche americane. Evoluzione che a guardarla dall’Italia sembra un po’ strana, ma è praticamente un pattern costante nella società statunitense. Ci sono svariati esempi di personaggi famosi che hanno fatto questo giro, passando dal neopaganesimo o quant’altro, a Jesus, come per esempio Kat Von D e Daddy Yankee. La tesi di tutti i video di Tailah è che oggi le masse sono coinvolte in “attività spirituali oscure e pericolose, con conseguenze altrettanto oscure e pericolose”, e lei lo sa bene, perché quando era strega si dilettava esattamente in quello, salvo poi scoprire che è meglio non baloccarsi con Belzebù (il protestantesimo tiene molto di più a Satana di quanto non interessi ai cattolici). Secondo Tailah, i Labubu sarebbero “unclean spirits”, cioè “spiriti immondi” o “pneuma” (in greco): termini usati dagli antichi per indicare entità capaci di impossessarsi del corpo umano, confonderne la mente, ossessionarlo con pensieri inutili e prosciugarne l’energia fisica e spirituale (e il portafogli).
Spiegazione del tutto convincente per la community di TikTok, esplosa in un nuovo trend che ha trovato ulteriore spinta in paesi già culturalmente predisposti, come il Brasile e il nord Europa (soprattutto Finlandia). D’altronde, i Labubu sono una creazione dell’artista Kasing Lung, di origini asiatiche ma residente ad Amsterdam. Nel 2015, Lung ha iniziato la pubblicazione della serie “The Monsters”, nota anche come “Nordic Fairy Tale”, influenzata dalla mitologia norrena che tradotto sarebbe neopaganesimo. Anche qui, niente di particolarmente originale, con tutto il rispetto per Lung: la pop culture dalla Seconda guerra mondiale in poi pesca continuamente nel neopaganesimo, nella new age, in orientalismi vari, fino al satanismo. E i Labubu non sono neanche le prime bambole pop accusate di essere sataniche: prima di loro era toccato, tra gli altri, ai Furby e ai Pokémon. Ai cospirazionisti, però, non si può mai dare del tutto torto, bisogna solo trovare un modo per comunicare la cosa alle masse, senza che sfoci necessariamente nel satanic panic (cioè, l’altra versione della stessa ossessione).
Tornando a TikTok, campo di battaglia dove si svolge questa lotta religiosa tra Labubiani e non, sono comparsi anche pregevoli video in stile film dell’orrore casalingo, con telecamere private che riprendono Labubu indemoniati, che si muoverebbero verso le 3:30 di notte. Fioccano testimonianze di utenti che giurano di averli lasciati sul comodino per poi ritrovarli sotto il letto, o di bambini che affermano di aver visto il proprio pupazzo aggirarsi freneticamente nella loro cameretta con “gli occhi rossi”. C’è chi ha bruciato il proprio Labubu (come sanno i più esperti, il modo corretto per “purificare” la casa dagli spiriti impuri), e chi lo ha squartato con un coltello, scrivendo nella didascalia del video:
Mai più un Labubu!! Ne ho ordinato uno ed è arrivato ieri. Da allora, ho notato attività paranormali in casa. Cassetti che si aprono da soli e cose che rotolano via da sole. Prendetevi cura di voi stessi e soprattutto dei vostri figli!
Il video ha totalizzato 8 milioni di visualizzazioni e centinaia di commenti dello stesso tenore. La frangia sudamericana di TikTok concorda sul fatto che il Labubu è un ottimo fantoccio in cui infilare malocchi e fatture di vario genere, che poi vanno regalati all’ignaro, contento del presente ricevuto (chissà quando l’informazione arriverà a tutte quelle celebrità che ce l’hanno appeso alla borsa). In seguito, un altro tiktoker ha aggiunto un ulteriore livello semantico, tirando in ballo un demone della tradizione assiro-mesopotamica, cioè Pazuzu che, oltre ad avere un nome assonante con Labubu, è già comparso in due capisaldi della cultura pop: I Simpson e L’Esorcista. Il nesso tra il demone Pazuzu e i Labubu ha generato l’ennesimo picco virale, stavolta ripreso anche da testate mainstream italiane, come Marie Claire che ha dedicato un articolo al fenomeno, concludendo con una nota di scetticismo, più dovuto che convinto: “la stregoneria del consumismo di ultimissima generazione”. Eppure, la demonologia su TikTok viene ormai tirata in ballo per spiegare anche altri fenomeni, apparentemente lontani dai Labubu.
Per esempio, per spiegare il caso “Bonnie Blue”, una pornostar di 25 anni diventata virale per performance estreme come l’aver fatto sesso con più di mille uomini in meno di 24 ore e per il controverso “petting zoo” (dove si è fatta chiudere in un box di vetro, lasciandosi fare “di tutto”). Anche in questo caso, TikTok ha cercato di spiegare Bonnie Blue e quello che fa, attraverso la “Succubus theory”: lei sarebbe una “succube”, cioè un demone femminile (stavolta proveniente dalla mitologia dell’antica Roma) che “seduce gli uomini” e li costringe “ad avere rapporti sessuali”, per nutrirsi della loro energia vitale e sessuale. A rafforzare questa teoria c’è un dettaglio che ricorre spesso nei video dedicati al caso: Bonnie non utilizza attori professionisti per le sue performance, ma lancia appelli online e recluta soprattutto ragazzi poco più che ventenni, meglio ancora se vergini. “È una succube, lo capisco dall’assenza di vita nei suoi occhi”, dice una tiktoker con convinzione. E forse, semplicemente oggi non basta più interpellare la sociologia, la psicologia e il marketing per spiegare fenomeni sempre più perversi e oscuri, che incidono in un modo o nell’altro anche sulla salute fisica e mentale delle persone nella vita reale che scrollano i loro feed.
Quando Franco Battiato cantava di “ritmi ossessivi”, “riti tribali” e “regni di sciamani”, stava preconizzando TikTok. Il montaggio sincopato dei video, il gesticolare forsennato dei content creator, i tic linguistici, le musiche ripetitive contribuiscono all’ipnosi di massa, che poi si traduce in fenomeni di microtrend capitalism, cioè personaggi e prodotti che molto in fretta arrivano al successo e altrettanto in fretta spariscono. È il più grande attivatore odierno di neuroni specchio: siamo esseri umani, quando vediamo un altro essere umano fare convintamente qualcosa, seguito a ruota da altri essere umani altrettanto convinti, la vogliamo rifare anche noi. Quando la viralità trapassa TikTok e infetta altre piattaforme e media, allora il semplice “trend virale” diventa epidemia culturale. Dal microtrend capitalism siamo passati direttamente alla demonologia, ma in fondo si tratta sempre dello stesso tentativo: interrogarsi sulle ossessioni di massa che definiscono la nostra epoca e la nostra società. Perché, come scriveva Emil Cioran ne L’inconveniente di essere nati, “le ossessioni sono i demoni di un mondo senza fede”.
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Stupenda la citazione di Emil Cioran🙏
Ieri ho perso/ mi hanno rubato il labubu, ho ancora il nervoso. Ora vado a leggere