6 Commenti
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Avatar di Stefania Pecere

Molto interessanti i dati sulle perdite/saldi dei follower, tutto sommato contenuti rispetto al “rumore” percepito. Mi domando spesso se questo significhi una generale trascuratezza rispetto all’igiene dei profili seguiti (cioè non sto lì a fare subito unfollow e poi mi dimentico, chissenefrega, ecc), oppure il restare perché non voglio perdermi le puntate successive. Oppure, più semplicemente, tanto rumore per nulla.

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Avatar di Laura Fontana

Stavo valutando se inserire anche, come nel caso della shitstorm contro Martina Strazzer, qualche dato sul volume di buzz generato online dal “commando femminista”. La verità è che i numeri sono piuttosto contenuti: non raggiungono nemmeno quelli della Strazzer, che a sua volta era stata una shitstorm abbastanza di nicchia. Nel cosiddetto “mondo reale”, questa vicenda non è praticamente arrivata.

Anche i follower persi sono proporzionati alla loro effettiva audience, alla reach reale, quindi, che non coincide con il numero di follower visibili, ma è molto più bassa (ed è normale che sia così). Tutto torna.

Il punto è che, dall’interno della bolla in cui ci troviamo, può sembrare che il rumore sia enorme, mentre in realtà non lo è affatto: è una tipica distorsione da ecosistema social

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Avatar di Elena De Dominicis

in italiano si dice ostracismo. se non esiste un termine in una determinata lingua allora vuol dire che non esiste nemmeno il concetto e quindi nemmeno il problema. Se non la finiamo di usare inglesismi per dare un nome ai problemi i problemi non li risolveremo MAI

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Avatar di Laura Fontana

Cara Elena, una critica che mi viene spesso rivolta riguarda l’uso di termini in inglese invece dei corrispettivi italiani. La ragione è che parlo di community online, che si formano su presupposti specifici, tra cui un linguaggio interno molto particolare. È proprio attraverso questo linguaggio che le community definiscono i propri confini e plasmano il loro mondo. Spesso si basano su un codice etico legato all’attivismo performativo, che ha risemantizzato molte parole e ne ha create di nuove (questo è spiegato anche nell’articolo).

Tutte le community hanno terminologie in inglese perché le piattaforme su cui nascono sono prevalentemente anglofone. Anche l’attivismo performativo ha origini nelle università americane. Quindi, se scelgo di usare il termine “call out”, non è per fare la snob parlando in inglese, ma perché questo è il linguaggio effettivamente utilizzato da questo tipo di community online.

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Avatar di Elena De Dominicis

non sto parlando di snobismo sto parlando di problemi sociali. le community usano termini contestualizzati ma se dobbiamo parlare di problemi sociali vanno affiancati i termini in italiano proprio perchè sono problemi sociali che riguardno tutti, bisogna esprimersi nella lingua in cui pensiamo e concepiamo i concetti altrimenti i problemi non si risolvono.

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Avatar di Eleonora C. Caruso

Tra l'altro seguivo di recente un caso (ahimé non ho segnato le coordinate e quindi non so citarti il nome) di una persona a cui è stato riservato il trattamento del call out esteso ad amici e famigliari, ma che non era la persona giusta. Il suo account era effettivamente stato hackerato tempo addietro e chi ne era entrato in possesso scriveva e diceva un certo tipo di cose. Abbastanza inquietante.

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